mercoledì, gennaio 09, 2008

Il ritorno

Il rientro alla Collina (Chapel Hill) è stato completato: io sono arrivato due giorni fa, Marilena ieri. Il mio volo è andato tutto regolare, tutto in orario, e... udite udite, le valigie pieno di cibo sono passate indenni dai controlli doganali. Non sono stato neanche fermato e le varie vettovaglie che mi aiuteranno a non sentir nostalgia di casa sono già state messe in sicurezza a casa. Una menzione d'onore a questo punto va fatta alla mia giacca. Come temuto, il personale dell'aereoporto di Firenze mi ha rotto i coglioni sul peso delle valigie, nonostante la tara della bilancia fosse chiaramente sballata. Essendo solo e non potendo lasciare qualcosa per alleggerire a qualcuno, ho imboscato 3 chili di roba tra libri e caffè nello spazio tra giacca interna ed esterna. Superata la prova della bilancia ho infilato tutto nel bagaglio a mano e via. Anche il volo di Marilena tutto regolare; a lei hanno controllato il bagaglio a New York, ma non ci sono stati problemi. Intanto io ho già iniziato le lezioni, oggi alle 2 quella che insegnavo, mentre domani mi aspettano i due corsi di italiano. Lunedì, con grande gioia, mi aspettano circa 140 pagine in inglese per il corso di cinema. Qua tutto regolare, casa, università. Il viaggio è stato strano, e come molti sanno non partivo molto contento, sospeso nel limbo atemporale e aspaziale di aereoporti e 12 ore di volo complessive. L'arrivo solitario della prima sera a casa mi ha fatto un pò tristezza, come se quell'appartamento non mi appartenesse. Boh. Invece il giorno dopo all'università è stato tutto più solare. Saranno stati i 20 gradi (che ci sono anche oggi: sono in maniche corte), o il rivedere tanti amici dopo un pò di tempo, con la freschezza e la voglia di vedersi e di stare insieme che un pò di distanza a volte fa venire. O più banalmente l'idea che 6 ore più tardi arrivava Marilena. E' stato un pò come se fossi saltato dal vuoto aereoportuale a una cornice di cui comunque conoscevo i contorni.

1 commento:

Marco Inzitari ha detto...

Ogni volta fa un effetto diverso...io alla fine sono stupito della mia capacità di adattamento: credo che se mi spostassi in Giordania piuttosto che in Nuova Zelanda, dopo pochi giorni avrei la sensazione di averci vissuto da molto tempo. Anche se ogni volta lasciare casa - in Italia come negli USA, in fondo - mi costava di più. Sarà che si perdono le radici? Buon rientro, e...resisti!!! Un abbraccio. M