sabato, maggio 24, 2008

Di nuovo a casa

Eccoci di nuovo a casa. Ero partito il 7 gennaio, ed eccomi di nuovo qui. E' sempre bello tornare a casa, c'è poco da fare. L'anno scorso vivevo il mio primo rientro, tutt'altra emozione, eppure tornare è sempre dolce. E pensare che questo anno è volato via, e chi se lo sarebbe aspettato: certo, col senno di poi è sempre un'altra storia.
L'ultimo post risaliva a quando oramail il semestre era finito, i voti consegnati, i miei saggi pure. Avrei dovuto scrivere questo prima, visto che nei successivi 15 giorni sono successe un pò di cosette, ma come si dice in U.S, tough shit.
Ho traslocato nella mia nuova casa, un appartamento che condivido con John, un americano del texas che parla (oltre all'inglese) due lingue e mezzo, fa il musicista, beve birra in quantità industriale (mai vista una cosa così), e studia con passione. E' un pò pazzo, ma in un'accezione positiva del termine, ma sopratutto è di una pacatezza infinita e molto attento. Questi 15 giorni insieme siamo stati bene, io, lui, e Marilena.
Il trasloco è stato impressionantemente faticoso, un pò fregato dall'idea dell'anno scorso, mi sono reso conto cosa significa traslocare un bilocale, che in 9 mesi di esistenza riempi inesorabilmente di st****ate. Così come la messa in sesto della nuova stanza, visto che non ho buttato via poi molto, e per far entrare tutto ho dovuto giocare un pò a tetris, ma adesso sembra che più o meno ci siamo. Il nuovo appartamento è molto vicino all'università e alla via centrale di Chapel Hill, il che ovviamente non dispiace; è un pò più lontano dal fido supermercato biologico, ma non è 5 minuti in più o in meno non fanno una grande differenza. Ho un bagno tutto per me, anche se fuori dalla camera, un bel terrazzino sul retro, che dà sul parchetto interno. Ha lo svantaggio di essere al piano terra, ma essere a un metro dal verde ha il suo fascino, specialmente se c'è una piscina poco più in là...
Il 17 agosto si rientra, con stato d'animo inverso a quello attuale. Mi aspettano gli esami, un altro semestre di corsi, un semestre in cui dovrò scrivere e infine difendere il progetto di tesi. Questo è il minimo che mi aspetta prima di eventualmente rientrare in Italia, poi chissà, come sempre i piani sono fatti per essere devastati.
Intanto vi lascio il disegno del mio nuovo appartamento.

martedì, maggio 06, 2008

WEB 0.2, OVVERO QUANDO IL REGRESSO E’ (QUASI) MEGLIO DEL PROGRESSO

Ave, o popolo del web. Il popolo chiede rete – “dategli wireless”. Mai una baggianata del genere fu tanto a sproposito come in questo momento.

I corsi sono finiti, i saggi finali scritti e consegnati, gli esami dei miei studenti, dopo aver inesorabilmente schifato l’insegnante (tranne rari casi), corretti e consegnati, insieme ai registri.

Parallelamente a tutto ciò, siamo disconessi da internet dalla fine di aprile, perché il provider del complesso in cui viviamo e la compagnia che gestisce il complesso hanno deciso di interrompere il contratto che li legava, senza rinnovarne un altro con un altro provider. Ergo, nel momento di maggiore libertà, sono senza connessione. Era già successo un paio di settimane fa, e devo dire che non è per niente comodo mentre si lavora, per più motivi. Le informazioni che si possono ottenere col collegamento sono oramai infinite: articoli online, banali ricerche con google, ed altro. Adesso, invece, che non ho molto da fare, devo dire che la cosa mi aiuta a riscoprire spazi che oramai avevo perso. Non ho potuto cedere alla tentazione tempo libero + internet = tempo perso, perché a volte internet ti riempie gli spazi vuoti senza neanche che tu te ne accorga. Solo a volte, per fortuna, ma capita. Penso sia la prima volta che sono qua con un po’ di tempo a disposizione, di solito arrivo all’ultimo momento prima dei corsi, e riparto per l’Italia il prima possibile, quindi i tempi “morti” a Chapel Hell sono praticamente inesistenti. Devo dire che la cosa mi fa piacere: posso fare cose che non ho mai fatto nella città, ma anche godermi piccoli piaceri casalinghi che durante il semestre non ho potuto fare, o che ho dovuto fare con lo stress che poi c’erano altre cose da fare. Insomma, è un momento piacevole, di vacanza. Ne approfitto per leggiucchiare senza impegno, un po’ per piacere un po’ per gli impegni che mi attendono il prossimo anno (e per fortuna a volte le due cose coincidono). A settembre mi attendono degli esami scritti, a maggio 2009, nella migliore (e unica) delle ipotesi, la difesa del progetto della tesi di dottorato. A quel punto la mia strada si potrebbe dividere da quella che porta in Carolina del nord, ma ancora è presto per dirlo; l’importante è preparare il cammino, poi le scelte si fanno al bivio.

Intanto il sabato che viene (10 maggio) faccio il terzo trasloco nel giro di 15 mesi, e vado ad abitare in una casa molto vicina al campus, dove avrò una stanza singola, in un appartamento condiviso con un ragazzo americano. In questo senso, i miei progetti di migliorare brutalmente l’inglese proseguono, almeno sulla carta. Da sabato avrò di nuovo la connessione a internet, e allora ripiomberò nel tunnel, intanto mi “godo” la scomodità di dover andare una volta al giorno a scaricare la posta al supermercato fricchetto-biologico vicino casa.

Nel frattempo però cambiano anche i compagni di viaggio acquisiti, gente che parte, e che si sposta in altre zone d’america, in altre università, gente che forse torna a casa, forse no, in attesa di una risposta. Eppure, con un po’ di tristezza mi rendo conto che chi resta non è più lo stesso di un anno fa, quando sono arrivato e mi sono lasciato entusiasmare dalla situazione che avevo trovato, aperta, curiosa, interessata a chi sei e cosa fai, a conoscere persone nuove. Ma sono veramente le persone che cambiano? Forse. O forse, più semplicemente, sono io che esco dal guscio acritico di chi arriva in un nuovo posto, piano piano apre gli occhi, e acquisisce un po’ più consapevolezza di chi sono veramente le persone che ha accanto, che forse si erano mostrate in maniera diversa, o che forse ero io ad aver voluto vedere in maniera diversa, o tutte e due. Non ho mai perso la consapevolezza che gli amici, gli affetti, quelli veri, fossero un’altra cosa, ma per un momento forse mi sono illuso che se ne possono trovare altri, con una certa facilità. Che può capitare, perché si è fortunati, si trova la persona giusta al momento giusto e basta: le cose non devono essere per forza complicate e strutturate. Forse è possibile. Ma adesso ho, con ancora più violenza, la consapevolezza che gli amici, gli affetti, quelli che ti legano per quello che sei, per quello che sono, per i valori che si condividono.