Come avrete capito, mi sono appassionato a questa questione. Riporto un esempio straconosciuto, ma riascoltarlo fa bene, ci ricorda chi siamo, chi abbiamo attorno, ci spiega tante cose sulle ultime elezioni. Non è una questione di colore politico, principio base di qualunque democrazia, ma di dignità e decenza. Questo che vedrete è Luca Luciani, "Responsabile Domestic Mobile Services". Ci mancherebbe, sbagliamo tutti, ma ciò che dice e il titolo della sua carica all'interno di telecom italia sono specchi eloquenti di una società che si fa prendere per i fondelli da chi infioretta qualche citazione (spesso sbagliata, o comunque sempre presa per buona da chi ascolta) o qualche parolone d'inglese (il latinorum dei giorni nostri).
domenica, luglio 13, 2008
venerdì, luglio 11, 2008
Alcune riflessioni liberamente tratte dai "Quaderni dal carcere" di A. Gramsci
TESI: l'italia non ha una letteratura nazionale-popolare e in quanto popolare capace di arrivare agli strati più vasti della popolazione, di orientarli, educarli, formarli ad una determinata concezione "la tradizione è libresca e astratta. gli intellettuali sono lontani dal popolo, cioè dalla nazione, e sono invece legati ad una tradizione di casta, che non è mai stata rotta da un forte movimento politico popolare e nazionale dal basso. gli intellettuali non provengono dal popolo, nè si sentono legati ad esso (se non dalla retorica). Non ne sostengono nè ne sentono i bisogni, le aspirazioni, i sentimenti diffusi; nei confronti del popolo sono qualcosa di staccato. Ciò vale non solo per la narrativa, ma anche per la letteratura scientifica. I laici hanno fallito il loro compito storico di educatori ed elaboratori della intellettualità e della coscienza morale del popolo-nazione, non hanno saputo dare una soddisfazione alle esigenze intellettuali del popolo. Proprio per non aver saputo elaborare un moderno umanesimo capace di diffondersi fino agli strati più rozzi e incolti, come era necessario dal punto di vista nazionale". Prima con Pasolini, ora con Gramsci, ho la vaga sensazione che a distanza di 40/70 anni, non siano cambiate molte cose in Italia...
Pubblicato da Metello alle 10:54 AM 4 commenti